
Chi cerca informazioni su internet su Seborga e il suo principato monastico medioevale, troverà una notevole quantità di notizie, su pagine web afferenti.
Lo scopo di questo articolo è quello di rispondere più chiaramente possibile alla domanda di molti visitatori reali e virtuali di Seborga:
Esiste un Principato a Seborga?
Perché vi sono “principi e principesse” a Seborga che ne rivendicano il titolo senza possedere la prerogativa religiosa?
La nascita del Principato di Seborga, ente associativo di promozione turistica locale, risale agli anni settanta, ma le prove documentali esistenti sono degli anni novanta.
Purtroppo il principale motivo della nascita di tale principato folkloristico risiede nell’allontanamento dei monaci del Sabourg, provenienti dal monastero dell’isola di Lerino (Ile de Saint Honorat de Lérins) risalente a quasi 3 secoli fa, che ha generato svariate rivendicazioni riguardanti il territorio di Seborga da parte di alcuni residenti denominati “seborghini”, insieme a sedicenti nobili, aristocratici e cavalieri templari.
Tali rivendicazioni di varia natura e interesse sono estranee da quell’aspetto propriamente cristiano del principato abbaziale di origine medievale fondato nel 1261 dai monaci benedettini di Lerino cha risiedevano nei territori del Castrum Sepulchri, tra cui l’attuale territorio del comune di Seborga. Alcuni sostengono di essere Cavalieri Templari diventati monaci, altri eredi di Napoleone, o di altre famiglie imperiali e aristocratiche che storicamente non hanno avuto alcun collegamento con i monaci del Sabourg. Così di fatto, utilizzando delle “improprie rivelazioni” hanno dato vita a nuove e particolari versioni dell’antico principato abbaziale che nulla hanno a che vedere col Principato del Sabourg.
Tale fenomeno ha causato una rilevante produzione di fonti storiche poco attendibili, che risulterà difficile per l’appassionato di storia o per il turista attento alla tradizioni locali, distinguere gli elementi autentici della vita e delle vicende dei monaci del Sabourg, dagli elementi che invece hanno alterato la conoscenza dell’antico principato a partire della fine dello scorso secolo.
Questo articolo si propone come una guida ragionata a quelle che sono le attuali interpretazioni dello stato monastico operate da laici. Ed in particolare esamineremo tre diverse versioni del principato e dei relativi principi e principesse.
Si puo’ affermare che tale Principato di Seborga sia una creazione folkloristica di Giorgio Carbone, floricoltore locale, presidente dell’epoca dell’azienda di promozione turistica di Seborga. Questa inizativa lodevole, fu messa in atto per rilanciare il turismo nel piccolo borgo ligure.
Giorgio carbone, era a conoscanza dell’esistenza di un principato abbaziale denominato, Principato del Sabourg che disponeva di due territori distinti amministrati da due priori, ovvero dei religiosi, monanci che provenivano dal monastero sito in Lerino (Lérins di fronte a Cannes – Francia). Per ovvi motivi legati al territorio decise di crearr il Principato di Seborga proprio nel suo villaggio natale.
Appasionato di storia e di vicende templari, il floricoltore decise di rilanciare il borgo ove viveva mediante la creazione di un principato di origine templare, in assenza della prerogativa religiosa.
Giorgio Carbone, il principe autoproclamato
Al fine di comprendere le iniziative promosse da Giorgio Carbone è necessario mettere in evidenza l’ente associativo da lui fondato negli anni ottanta del novecento, conosciuto come “Principato di Seborga”. Tale ente di fatto, in quanto sembrerebbe non essere mai stato giuridicamente costituito in Italia, possiede una notevole vocazione folkloristica che attira moltissimi visitatori a Seborga, grazie a diverse e fortunate inventive ha dato ottimi frutti, alzando la notorietà e le entrate economiche di un paesino dell’entroterra ligure ormai dimenticato.
Giorgio Carbone (1936-2009) si era auto proclamato principe già nel 1963 grazie alla nomina di Gran Maestro di un ordine cavalleresco denominato “Cavalieri Bianchi di Seborga”, enunciando di essere una diretta emanazione della “Paupera Militia Christi” ovvero i Poveri Cavalieri di Cristo, che costituirono la “Milizia dei poveri cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone”, comunemente conosciuti come Cavalieri del Tempio o Cavalieri Templari. Gorgio Carbone dichiaro’ che tale ordine di cavalieri templari avesse dato origine all’Ordine del Tempio proprio in Seborga per volontà di San Bernardo da Chiaravalle, a cui è inoltre attribuito il titolo di Gran Maestro. Questo mito non trova alcuna corrispondenza storica, in quanto l’Ordine del Tempio è stato fondato nel 1118 a Gerusalemme.
Occorre sottolineare che nessuno intende negare l’apparteneza di Giorgio Carbone al mondo neo-templare, tanto meno mette in discussione la presenza dei cavalieri templari a Seborga, dato che esistono diverse costruzioni che denotano lo stile architettonico tipico dei templari.
Questo articolo si pone come obiettivo di evidenziare la nascita del Principato abbaziale del Sabourg per volere dei monaci benedettini che si insediarono nei territori del Castrum Sepulchri, ovvero a Seborga, Ventimiglia e Sospel, a seguito di una donazione risalente all’anno 954 d.C.
L’errore storico commesso da Giorgio Carbone fu di attribuire ai monaci di Lerino l’apparteneza all’Ordine Cistercense. All’epoca della costituzione del Principato del Sabourg, ovvero nell’anno 1261, i monaci erano benedettini. Soltanto nel corso del 1800, dopo l’acqisizione dell’isola di Lerino da parte di Napoleone, i cistercensi si insediarono nel monastero ormai abbandonato, ricostituendo una comunità religliosa che esiste ancora ai giorni d’oggi. Fatto certo che interrompe la tradizione secolare dei benedettini a favore dei cistercensi. Altro errore storico commesso da Carbone fu di attribuire la chiesa esistente a Seborga a San Bernardo di Chieravalle, chiesa dedicata a San Bernardo di Menthone, monaco benedettino. Con tale inizativa Carbone poté legare San Bernardo di Chiaravalle a Seborga, senza prova alcuna.
Non si esclude che San Bernardo di Chiaravalle e i Templari abbiano avuto un ruolo nei territori di Seborga, ma questo mito non è in alcun modo collegabile ai monaci benedettini del Sabourg ne al principato abbaziale medioevale. Evidentemente fu la leva utilizzata da Giorgio Carbone per sostenere la nascita di un principato imperiale di origine templare, ignorando la veridicità dei fatti storici.
Carbone era un floricoltore affermato e dagli anni ottanta la sua presenza diverrà rilevante a Seborga, anche grazie ai media e alla spinta di quei movimenti separatisti che iniziarono a prendere piede in Italia (come la Lega Lombarda) ma anche in Francia. E sarà appunto l’Occitania, con la sua storia di catari, di monaci cistercensi e templari ad ispirare il floricoltore nel ridefinire le vicende storiche di Seborga e per tale merito sarà ricordato a Seborga in una targa commemorativa quale “ideatore di realtà passate”.
Negli anni novanta Carbone assieme a diversi seborghini e simpatizzanti, cavalcherà l’aspettativa di indipendenza di Seborga creando un principato “fai da te”, e riuscendo a coinvolgere nel progetto gran parte dei cittadini della località imperiese, concedendo a questi italiani il diritto di eleggere il Principe di Seborga (vale a dire se stesso). E’ importante precisare che al tempo Carbone aveva l’incarico di presidente della Pro Loco di Seborga cioè dell’associazione di promozione turistica locale e quindi in tale contesto ha ideato il suo Principato di Seborga attirando una moltitudine di turisti spesso inconsapevoli dell’errore storico sul nome o di toponomastica. Infatti il Principato di Seborga del Principe Carbone sarebbe molto più piccolo di quello storico, in quanto include quelle zone che coincidono con l’attuale territorio del Comune di Seborga dove lui esercitava la sua funzione di promotore turistico, ovvero soltanto 4km2 al posto di 110km2.
Indubbiamente Giorgio Carbone era un laico, e quindi verso di lui non si può trasferire il titolo di carattere religioso dell’ultimo abate, che può essere solo conferito da religiosi verso altri religiosi.
Di conseguenza il principe non può essere designato dai cittadini di Seborga perchè i votanti non essendo religiosi non possono designare una carica religiosa. Mentre il tentativo di trasferire il titolo di principe ad un laico interromperebbe la continuità religiosa del principato monastico e quindi si può ritenere che la pretese avanzate da Giorgio Carbone e suoi presunti successori non abbiano alcuna legittimità in assenza di una regolare successione del titolo.
Risulta evidente che Carbone non era molto vicino ai principi della dottrina cattolica romana, tanto da intravedersi nella ricostruzione storica di Seborga quelle tesi degli storici occitani che sono autori della narrazione che coinvolge i catari e i cristiani romani uniti insieme in una vicenda cruciale per la storia dell’umanità occidentale. Da questa ricostruzione di Giorgio Carbone, Seborga quale luogo di insediamento benedettino diverrà lo scenario di vicende di ispirazione catare e templari che non solo sono ben lontane dalla vocazione monastica del posto, ma che costituiscono un’eresia. Non a caso per queste sue tesi Giorgio I è ricordato nella targa commemorativa esposta in suo onore a Seborga con la frase: “esperto in utroque e con scritti divulgò il culto e la storia di chiese catare”.
Carbone attribuì a San Bernardo di Chiaravalle quale Abate Cistercense di essere il successore di Hugues de Payens, ricordandolo anche come secondo Gran Maestro di un ordine templare e protettore dei catari a Seborga. Di conseguenza il Santo e Dottore della Chiesa, non è più un abate cistercense ma un Gran Maestro eretico, in quanto difensore dei catari nemici della Chiesa di Roma, sterminati proprio dai templari per volontà papale.

Raffigurazione di San Bernardo quale cavaliere templare, affissa all’ingresso dell’antica sede Abaziale a Seborga
“In nome del popolo sovrano del Principato di Seborga”
Secondo le fonti storiche e teologiche quel diritto di eleggere il Principe del Sabourg spettava e ancora oggi esclusivamente agli aventi diritto al voto della carica di Principe-Abate, ovvero ai presbiteri ed i monaci del Principato del Sabourg, titolo è “ad vitam” come previsto dalla Regola di San Benedetto, non rieleggibile ogni sette anni come fu stabilito dal sig. Marcello Menegatto, successore di Giorgio Carbone.
I nativi del piccolo borgo ligure, denominati “seborghini” sono coloro che sono nati realmente a Seborga e vivono in loco da generazioni. Questi si potrebbero ricondurre attualmente a cinque o sei famiglie. sicuramente antichi mezzadri che coltivavano le terre di Seborga pagando la decima al Principe-Abate. Essi non disposero mai del diritto di eleggere il Principe del Sabourg, prerogativa che ripetiamo era ed è esclusiva dei religiosi del Sabourg.
Eventualmente, i Seborghini avrebbero potuto rivendicare la loro indipendenza al nascere della Repubblica Italiana, in quanto alle singole realtà territoriali era permesso contestare la loro annessione al nuovo stato repubblicano. E non ci risulta che fecero opposizione, magari con l’aspettativa di costituire poi una eventuale “Repubblica di Seborga”, quale dimostrazione di una volontà di indipendenza. Fermo restando che questa ipotetica repubblica non avrebbe comunque avuto nessun legame con la tradizione dello stato abbaziale, come abbiamo ampiamente spiegato nelle parti precedenti di questo articolo.
Marcello Menegatto eletto principe dal popolo di Seborga
Giorgio Carbone lascerà il titolo di principe di Seborga nel 2009 a seguito della sua morte. Dopo un periodo di transizione gestita dall’avvocato Alberto Romano, arriverà il suo successore nel 2010. Questo cittadino svizzero verrà eletto secondo un principio di sovranità del popolo di Seborga e prenderà il nome di Marcello I (al secolo Marcello Menegatto). Per motivi poco chiari, il Menegatto non concluse il suo secondo mandato, e decise di abdicare e lasciare Seborga. Durante la sua permanenza a Seborga forse si era fatto più consapevole delle ideazioni di Carbone, e che si trattava di un principato retto dal Gran Maestro dei Cavalieri Bianchi di Seborga denominati in seguito “Venerabilis Ordo Sancti Sepulchri”, e quindi decise di apportare delle modifiche a tal riguardo agli statuti redati da Carbone. Modifiche che misero in crisi i cavalieri, che probabilmente già coinvolti in problematiche interne, si separarono e costituirono due distinti ordini: il VEOPSS e VOSS.
E’ interessante evidenziare che la carica elettiva di principe (che per Carbone era a vita) è stata modificata da Marcello Menegatto per la durata di 7 anni come se si trattasse di eleggere il capo di una repubblica. Marcello I lascerà questo titolo nel 2019, e attraverso l’ennesimo suffragio del popolo seborghino sarà eletta principessa l’ex-moglie Nina Dobler, rompendo completamente con qualsiasi tradizione monastica mediante il conferimento del titolo ad una donna.
Nina Dobler, la prima principessa di Seborga
La signora Nina Dobler acquisisce il titolo di “principessa di Seborga”, dopo il suo giuramento nel 2020 attraverso il suffragio del popolo di Seborga, in continuità con le disposizioni dell’ ex marito Marcello I.
Va da sé che la signora Dobler dovendo giustificare il suo ruolo di principessa e prima donna a capo di uno stato storicamente monastico, dovette anch’essa modificare gli statuti. Tra le novità introdotte c’è l’ampliamento dei requisiti per il diritto al voto del principe e includendo nuove casistiche. La signora Dobler appare in varie trasmissioni televisive anche a livello nazionale, ribandendo che il titolo di principessa di Seborga gli è stato conferito dal popolo sovrano di Seborga seppure risulta evidente (vedi video sottostante) che il mandato conferitole non ha alcuna continuità con l’antico stato monastico.
Constatiamo che il moderno stato seborghino retto dalla Signora Nina Dobbler è pieno di contraddizioni. Tanto per fare un elenco non esaustivo: il neo capo di stato è una donna laica di origine tedesca residente nel Principato di Monaco. Ancora, tra i ministri di uno stato che dovrebbe essere cristiano e quindi di principio contrario all’uso delle armi, c’è anche un ministro della difesa che dispone di un cannone finto simil-napoleonico collocato nella piazza principale verso la vista panoramica e presumibilmente autorizzato a sparare paradossalmente verso i territori confinanti della Repubblica Italiana. Poi ancora, sotto il comando della Principessa c’è anche una milizia che intrattiene con spirito goliardico la gente che viene da fuori, facendoli tutti passare per stranieri anche quando sono italiani, e così banalizzando la testimonianza del primo stato monastico della storia dell’umanità. Segnaliamo che nel corso del 2023, il ministro della cultura della Dobler si è travestito da monaco benedettino durante una trasmissione televisiva della RAI, probabilmente per creare confusione tra l’antico stato dei monaci benedettini e il principato folkloristico creato da Carbone.
Diego Beltrutti, Priore del Venerabilis Ordo Sancti Sepulchri (Cavalieri bianchi), principe di Seborga
Il dott. Diego Beltrutti, non è un religioso ma un medico di origine piemontese che pretende di essere il successore di Giorgio Carbone, essendo il Priore eletto dall’Ordine della Paupera Militia Christi fondato da Carbone che divenne VEOPSS e che dopo uno scisma interno prese l’acronimo di VOSS. Beltrutti sostiene le stesse tesi di Giorgio Carbone di quando decise di rivendicare il titolo di principe di Seborga essendo Gran Maestro dell’Ordine dell’Ordo Sancti Sepulchri.
E’ doveroso farvi notare che nella bandiera del principato di Giorgio I che viene ancora utilizzata dal dott. Diego Beltrutti, compaiono nove bande azzurre a lato del blasone e rappresenterebbero i 9 cavalieri fondatori dell’Ordine del Tempio insieme ad un blasone riprodotto riconducibile alla monarchia greca.
Inoltre anche il dott. Beltrutti ritiene che Seborga diviene principato nell’anno 1079 per volontà dell’imperatore Enrico IV con il conferimento del titolo di principe del Sacro Romano Impero all’abate Adalberto I di Lerino. Confermiamo che tale ricostruzione non è supportata da alcun documento storico-giuridico.
Riteniamo che sia stata confusa proprio dal Carbone e dai supi presunti successori l’autorizzazione a fortificare l’Abazia di Lerino che venne conferita dall’Imperatore del Sacro Romano Impero, all’Abate di Lerino Adalberto I, proprio in quegli anni (1073 circa). Tale atto imperiale, nulla a che vedere con l’attribuzione del diritto di Nullios Diocesis che i monaci benedettini di Lerino poterono esercitrare nei priorati del Sabourg, territori libero dalla sovranità dell’Impero, priprio in virtù dell’autorità conferita da Papa Alessandro IV nel 1259.
Inoltre il dott. Diego Beltrutti di San Biagio avrebbe difeso pubblicamente il Vescovo della Diocesi di Ventimiglia e Sanremo sul sito internet dell’ordine cavalleresco che gestisce, senza curarsi del fatto che l’Ordine Templare fondato da Giorgio Carbone a Seborga negli anni sessanta, a cui si ispira l’ordine cavalleresco che dirige, era protettore dei Catari e diffondeva la loro cultura, per cui da considerarsi eretico.
Omettiamo volutamente la narrazione di altri principi di Seborga, sedicenti aristocratici o successori di Napoleone, perché tutti pretendenti al titolo di Principe di Seborga, titolo che abbiamo ampiamente descitto in questo articolo come un’invenzione folkloristica del Carbone. Ricordiamo per brevità esclusivamente alcuni di loro: Nicolas Mutte detto Nicolas I o Nicolas du Sabourg e Martial Mutte.
Occorre ricordare nel seguito di questo articolo, quali sono i falsi miti di Seborga, ancora oggi diffusi nel piccolo borgo ligure, oggetto di credo da parte dei residenti in Seborga e di innumerevoli turisti che visitano l’antico borgo ligure.
I Falsi miti di Seborga
Il minuzioso studio storico-teologico condotto dal 91° Principe-Abate, attualmente in carica, Sua Altezza Reverendissima Mons. Giovanni Luca (al secolo Mons. Gianluca de Lucia) ha dimostrato che le idee di Giorgio Carbone volte a creare illegitimamente un principato a Seborga, ancora oggi sostenute dai suoi successori, attualmente cappeggiati dalla signora Nina Dobler siano in gran parte dei falsi storici.
Qui di seguito indichiamo i falsi storici più eclettanti:
1). Seborga divenne un Principato Imperiale nel lontano 1079
Falso. I territori donati dal Conte Guido di Ventimiglia ai Monaci benedettini di Lerino nel lontano 954 d.C. divennero un Principato Abbaziale, ovvero retti da un Principe-Abate nell’anno 1261, anno di redazione ufficiale degli Statuti e Regolamenti del Principato. Per cui possiamo affermare che il principato di Seborga è un’invenzione di Giorgio Carbone a fini turistici locali e non trova nessuna corrispondenza nel Principato del Sabourg fondato dai monaci di Lerino.
2). I Cavalieri Templari, di cui alcuni Gran Maestri passarono per Seborga, ivi deposero le spade e divennero Monaci.
Falso. La presenza in Seborga, di fabbricati con architettura templare e la presenza di una una Cappella erroneamente attribuita a San Bernardo da Chieravalle e di un Oratorio eretto in onore di San Giovanni de Matha, non collega in alcun caso i Cavalieri del Tempio oppure queli Ospedalieri ai monaci benedettini di Lerino fondatori del Principato del Sabourg. Riguardo le vicende storiche di San Bernardo da Chiaravalle quale Gran Maestro dell’Ordine dei Templari dopo Hugues de Payen sono ideologie enunciate da Giorgio Carbone e non supportate da alcuna prova storica certa. Come avrebbe potuto un abate diventato vescovo e dottore della Chiesa Cattolica Romana indossare armi come i cavalieri? Occorre evidenziare infine che la Cappella oggi dedicata San Bernardo da Chiaravalle, pare fosse dedicata prima dell’avvento di Carbone a San Bernardo di Menthone, monaco benedettino.
3). L’atto di vendita del 30 gennaio 1729 non venne mai registrato.
Falso. L’atto di vendita dei territori del Principato del Sabourg, autorizzato da Papa Benedetto XIII nel 1728, redatto e registrato a Parigi il 30 gennaio 1729 è conservato in copia presso l’Archivio di Stato di Torino. Tale atto risulta inefficace perché diede origine al Protettorato Sabaudo dei territori del Principato del Sabourg, esercitato sino al 1946.
4). L’atto di vendita del 30 gennaio 1729 riguardava il semplice possesso dei territori di Seborga e non la sovranità su di essa.
Falso. Tale atto di vendita stabilì la cessione dei territori di Seborga e delle le pertinenze come ad esempio la Cappellania di San Michele (oggi Chiesa di San Michele a Ventimiglia) e le sue grange (oggi i territori delle frazioni di Ventimiglia, il comune di Olivetta San Michele e parte de comune francese di Sospel), oltre al titolo nobiliare di cui si fregiavano gli Abati del Sabourg e Lerino. Tali titoli nobiliari non vennero mai utilizzati dagli eredi della dinastia Sabauda in virtù dell’inefficacia dell’atto di vendita del 1729 che diede origine a un protettorato, esercitato legittimimamente sino al 1946, anno di avvento della Repubblica Italiana.
5). Il diritto di eleggere il Principe del Sabourg spetta a coloro che sono residenti a Seborga?
Falso. Dal punto di vista giuridico non è possibile traslare un diritto prerogativa esclusiva dei religiosi a soggetti terzi. In tale contesto, i monaci lasciarono i territori del Sabourg, ovvero i Priorati del Sabourg (Seborga) e quello della Cappellania di San Michele in Ventimiglia (La Grange) per effetto della tentata vendita in Parigi del 1729, in virtù del fatto che il Re di Sardegna effettuò il pagamento mediante due titoli di credito, ricevuti come da quietanza in atto dal presbitero economo benedettino, Padre Benoit de Benoit, delegato alla firma della vendita dal 90° Principe-Abate Mons. Fauste de Ballon. In alcun caso i monaci persero il diritto di eleggere il proprio Abate che è di diritto il Principe del Sabourg.
6).La bandiera e il blasone localmente esposto nelle vie di Seborga è il vero blasone del principato abbaziale fondato dai monaci benedttini di Lerino nel 1261?
Falso. Bandiera e blasone sono frutto della fantasia di Carbone. Guardando la bandiera a sinistra si ritrova il blasone della monarchia greca, oppure anche il blasone della monarchia italiana ritinteggiato di azzurro in luogo dal rosso, e a destra sono collocate le nove bande blu che rappresentano i nove cavalieri fondatori dell’Ordine del Tempio, a cui Giorgio Carbone attribui il titolo di fondatori del principato imperiale a Seborga. Il vero blasone è composto da una mitria abbaziale retta dal basrone pastorale contornato da due frasche di palma, oggi sostituite da due ali di fenice.
7).Il titolo Sua Altezza Serenissima (S.A.S.) è legittimo a Seborga?
Falso. Il titolo che assunse Giorgio Carbone, al momento della sua autoproclamazione e che ancora oggi utilizza Nina Dobler, è un titolo dinastico, utilizzato esclusivamente da monarchi o aristocratici, non da religiosi. Per cui nessun pretendente a ricoprire la carica di Principe del Sabourg puo’ portare un titolo non religioso.
Si rende evidente che il principato di Seborga, fondato da Giorgio Carbone e mantenuto in attività dai suoi presunti successori non abbia alcun legame col Principato del Sabourg, stato abbaziale fondato nel 1261 dai monaci benedettini.